La colonna vertebrale è composta da 34-35 ossa corte, le vertebre, disposte in sequenza cranio-caudale. 7 cervicali 12 toraciche 5 lombari (5 sacrali + 3-4 coccigee)
Funzioni
- Protezione del midollo spinale
- Sostegno del capo, del busto e degli arti superiori (2/3 del peso corporeo)
- Ammortizzazione delle sollecitazioni sia a sollevare pesi sia nei movimenti quotidiani
- Adattamento del busto a posizioni che facilitano l’utilizzo degli arti
La colonna vertebrale non è rettilinea ma presenta una serie di curve fisiologiche; quelle a concavità anteriore sono dette cifosi (toracica e sacro-coccigea), quelle a concavità posteriore sono dette lordosi (cervicale e lombare).
Il Rachide
Un rachide in cui le curve fisiologiche tendono a rettilineizzarsi presenta perdita di elasticità e minor capacità di sostegno. Le curve hanno la funzione di fornire alla colonna una maggiore possibilità di adattarsi ai movimenti e assieme ai muscoli ammortizzano le sollecitazioni a cui è sottoposto tutto il rachide.
Rachide cervicale
Il rachide cervicale ha una mobilità molto ampia su tutti i piani, deve garantire, infatti, alla testa la possibilità di muoversi in tutte le direzioni; i Il 50% della mobilità del tratto cervicale avviene tra l’ Occipite e le prime due vertebre cervicali.
Rachide dorsale
Questo tratto ha minore capacità di movimento rispetto agli altri due tratti, il movimento più ampio è quello di rotazione, quello meno ampio è l’inclinazione laterale.
Rachide lombare
Questo tratto del rachide ha un ruolo molto importante nel supportare i l peso della parte superiore del corpo infatti molte delle patologie del rachide coinvolgono questo distretto. Il movimento più ampio è quello della flessione/estensione del tronco rispetto al bacino, mentre il movimento di rotazione e molto limitato.
Problematiche
Le problematiche del rachide sono numerose e con diversi tipi di sintomi, che variano dal tipo di dolore, dalla sua durata e intesità, dal quanti distretti sono coinvolti; possono, oppure,essere causate alterazioni posturali o da rigidità importanti. Bisogna tenere conto che quando un segmento della colonna vertebra le si muove meno in una direzione, anche gli altri movimenti di quel segmento saranno limitati (legge di Freyette).
Esempio: quando la colonna è atteggiata in flessione, il movimento in rotazione è ridotto.
Iperlordosi
Si intende per iperlordosi una accentuazione della normale curva (lordosi) lombare.
L'aumento / diminuzione o la normalità della curva dipendono principalmente dai muscoli psoas e diaframma e dal grado di rigidità dei legamenti presenti nel rachide.
L'accentuazione della curva (iperlordosi) lombare può comportare:
- aumento del carico sulla parte della vertebra, cioè sull’arco posteriore e sulle faccette articolari
- irrigidimento della muscolatura della zona lombare
- lo "spanciamento" e quindi la lassità dei muscoli della parete addominale
- una tensione eccessiva del muscolo Ileo Psoas (unisce le vertebre lombari con il piccolo trocantere del femore)
- probabile compenso sul tratto dorsale con conseguente aumento della cifosi dorsale
- probabile compenso sul tratto cervicale con conseguente aumento della lordosi cervicale.
Cosa fare?
Come prima cosa limitare le posture, i movimenti, gli esercizi e le attività sportive che accentuano la lordosi lombare e nel caso di una donna l’uso di tacchi molto alti.
Da privilegiare:
- aumentare la capacità di percepire il nostro corpo , di imparare a sentire come si muove.
- La presa di coscienza corporea tramite rieducazione posturale, per poter imparare quei movimenti di possiamo poi trasportare anche nelle attività quotidiane( ad esempio: retroversione del bacino per proteggere la schiena, quando si sta in piedi a lungo).
- detensione dei muscoli lombari e del muscolo ileo-psoas attraverso esercizi specifici , utilizzando anche la terapia manuale se la schiena è molto rigida e la terapia antalgica in caso di dolore.
- imparare ad utilizzare la muscolatura profonda del bacino, in grado di dare stabilità e resistenza alla colonna durante le attività quotidiane.
- l'utilizzo di metodiche rieducative globali, in grado di lavorare sull’accentuazione della curva e sulle problematiche che si instaurano nel tempo (accentuazione delle altre curve, paramorfismi o dismorfismi degli arti inferiori, ecc)
Ipercifosi
Si intende per ipercifosi una accentuazione della fisiologica cifosi toracica.
L’ipercifosi può comportare:
- chiusura della gabbia toracica che, associata alla rigidità e retrazione del muscolo diaframma , nel tempo può dare difficoltà respiratorie
- uno scivolamento in avanti delle scapole con conseguente chiusura delle spalle; nel tempo potrebbe facilitare la comparsa di patologie a carico delle spalle stesse.
Cosa fare?
Come prima cosa limitare le posture, i movimenti, gli esercizi e le attività sportive che accentuano la cifosi dorsale.
Da privilegiare:
- presa di coscienza corporea tramite rieducazione posturale, incentivando la corretta posizione della colonna nella posizione seduta e durante il cammino. E’ fondamentale durante il trattamento imparare a gestire i propri compensi, stimolando l’auto-allungamento e il controllo degli addominali profondi. (Pilates, Mézières)
- l'apertura del torace e l’extrarotazione dell’omero, lavorando con esercizi attivi specifici, terapia manuale di rilascio dei muscoli che chiudono le spalle, del collo (che spesso portano il capo in avanti )e del diaframma ; il tutto abbinato ad una buona ginnastica respiratoria.
E’ bene specificare che in caso di ipercifosi gravi è importante consultare lo specialista per valutare, assieme alla rieducazione, anche l’uso di un corsetto.
Per noi è importante sottolineare che questi paramorfismi vanno trattati globalmente e non intervenendo su una singola parte della schiena. La schiena, infatti , va considerata sempre in tutto il suo complesso: vertebre, muscoli, dischi, legamenti … tutti parte dello stesso corpo.
Patologie del disco
L’ernia del disco (EDD) è la patologia più conosciuta e diffusa a livello della colonna vertebrale.
Il disco vertebrale è formato da una parte esterna, molto resistente, che prende il nome di anello fibroso e da una parte interna, composta da sostanza gelatinosa, chiamata nucleo polposo. Questa sostanza gelatinosa ha il compito di ammortizzare i carichi a cui sono sottoposte le vertebre. Quando la schiena è sottoposta a un forza di compressione il disco si restringe, le vertebre si avvicinano tra loro, quando questa forza viene rimossa il nucleo restituisce la forza immagazzinata riallontanando le vertebre ristabilendo la normalità.
Se la colonna viene sottoposta a carichi eccessivi, ripetuti o prolungati nel tempo , il nucleo polposo fuoriesce attraverso una rottura dell’anello fibroso. Se arriva a comprimere le radici nervose causa dolori alla schiena e anche alle gambe (lombosciatalgia).
E’ molto facile avere problematiche a livello dei dischi intervertebrali se si fanno movimenti frequenti di flessione della schiena in avanti senza l'aiuto dei muscoli di tutto il tronco, oppure in rotazione del tratto lombare, o sollevando pesi senza un metodo adeguato. Stare fremi in piedi a lungo nella stessa posizione, ma anche rimane a lungo seduti in una posizione non corretta può facilitare la comparsa di dolori o problematiche al rachide lombare.
Cosa fare?
Diminuire il dolore quando è presente con terapia farmacologica e/o terapia strumentale, evitare le posizioni che favoriscono il dolore, ridurre le rigidità muscolari attraverso il massaggio e gli esercizi, ad esempio in acqua. Quando il dolore è lungo la gamba bisogna lavorare per centralizzarlo alla schiena (metodo McKenzie)
Una volta risolto il dolore bisogna ridare alla schiena la possibilità di muoversi al meglio e ottimizzare il rinforzo muscolare.
Per evitare ricadute è importante che la muscolatura profonda dell’addome (tra cui il muscolo trasverso) lavori insieme alla schiena, perché è grazie al sostegno dei muscoli che si possono ridurre i sovraccarichi a livello delle vertebre . Attraverso gli esercizi si impara a sentire come lavorano i muscoli in modo da poterli utilizzare nella vita quotidiana e mantenerli sempre attivi.
Black Disk
Discopatia degenerativa con riduzione dello spazio intervertebrale, che provoca una lombalgia cronica, specialmente quando si è distesi a letto, alla mattina appena alzati e quando si sta fermi in piedi più di 10 minuti.
Cosa fare?
- imparare l’allungamento della colonna, incentivando la decoaptazione attiva e passiva
- lavorare in stabilizzazione della colonna favorendo l’attivazione dei muscoli dell’addome profondo
Sindrome delle faccette
Diminuita mobilità o blocco dell’articolazione in prossimità di una faccetta su un lato della colonna, comporta dolore localizzato nella parte bassa della colonna e fastidiosi sintomi a livello neurologico. E’ controindicata la flessione laterale dal lato affetto dalla sindrome.
Cosa fare
- apprendere l’allungamento assiale della colonna, incentivando la decoaptazione attiva e passiva
- lavorare in stabilizzazione della colonna favorendo l’attivazione dei muscoli dell’addome profondo
- esercizi di flesso-estensione del rachide in scarico per migliorare la funzionalità delle faccette articolari e favorire lo scorrimento del liquido sinoviale
Stenosi del canale
Restringimento del canale midollare o del forame intervertebrale attraverso i quali passano le radici nervose . La stenosi può essere genetica, data da artrosi e ipertrofia delle faccette articolari, o da un ernia completamente espulsa. Spesso i sintomi si aggravano con l’estensione nei tratti di colonna affetti da stenosi e gli effetti sono dolore alla colonna, formicolio, deficit motorio (transitorio) e dolore intermittente ad una gamba o ad entrambe.
Cosa fare?
- promuovere posture antalgiche in flessione solamente se non scatenano dolore
- lavorare in stabilizzazione della colonna favorendo l’attivazione dei muscoli dell’addome profondo
- valutare esercizi di flesso-estensione del rachide in scarico per migliorare la funzionalità delle faccette articolari e favorire lo scorrimento del liquido sinoviale
Spondilolistesi
Spesso tra L5-S1 o L4-L5, la vertebra affetta da tale patologia si sposta anteriormente e può premere a quel livello sulle radici nervose. I sintomi includono dolore al tratto lombare, con o senza dolore irradiato agli arti inferiori. Tipicamente i sintomi si aggravano con l’estensione in quei tratti affetti da spondilolistesi.
Cosa fare?
- fondamentale valutare la stabiltà della vertebra interessata dalla patologia prima ancora del grado di scivolamento
- lavorare in stabilizzazione della colonna favorendo l’attivazione dei muscoli dell’addome profondo, evitando di forzare il movimento del bacino (retroversione) negli esercizi in palestra e promuovendo il mantenimento nella posizione neutra
- lavorare in detensione della catena posteriore e dell’ileo-psoas
Scoliosi dolorosa nell'adulto
La scoliosi idiopatica è una complessa deformazione strutturale della colonna vertebrale che si torce nei tre piani dello spazio: una flessione laterale, un’alterazione delle curve fisiologiche, un movimento di rotazione che si combinano insieme.
La scoliosi per sé stessa non è causa di dolore, ma quando nell'adulto si associa ad altre patologie del rachide come protrusioni discali, spondilolistesi, artrosi, stenosi del canale vetebrale, osteoporosi importante,… può innescare meccanismi che comportano dolore e limitazione dei movimenti nell’attività quotidiana.
Cosa fare?
- un'adeguata valutazione dello specialista per un trattamento farmacologico e/o terapia strumentale per diminuire il dolore, inoltre per valutare se è opportuno l’utilizzo di un corsetto per mantenere la schiena in posizioni più corrette e/o per svolgere le attività quotidiane senza dolore
- esercizi mirati a stimolare i muscoli dell’addome profondo e imparare ad usarli anche nella vita di tutti i giorni